UN LUNGO CAMMINO
La difficoltà del saper perdonare
Il saper perdonare veramente è una delle cose più difficili della nostra vita. Il perdono cristiano, poi, è un cammino lungo e difficile, che spesso scatena gravi crisi capaci di rimettere in discussione tutto l’orientamento della nostra vita.
Moltissimi sono capaci, in determinati momenti della vita, di gra
ndi gesti di altruismo: donano le proprie sostanze, il loro tempo a chi ne ha bisogno, fondano associazioni di volontariato e istituzioni filantropiche di tutti i tipi: adozioni internazionali, solidarietà ecc. Pochi, però, sono capaci di perdonare. Lo sperimentiamo innanzitutto nei rapporti familiari, con gli amici, con i colleghi di lavoro, con i compaesani, con tutti gli altri.Molti di coloro che subiscono un torto da un amico o, peggio ancora da un familiare, ad esempio, si sentono feriti perché lo ritengono un vero tradimento che ha inquinato la fiducia e calpestato la propria dignità. Nasce, allora, il risentimento che molto spesso rimane indelebile perché, come una cicatrice, difficilmente si dilegua dall’ animo. Se l'amico o il familiare chiedono perdono, l'offeso è anche disposto a concederglielo, ma il risentimento molto spesso permane in maniera subdola e non consente di ristabilire i rapporti di prima. Nel suo inconscio l'offensore rimane qualcuno che ha tradito e magari è capace di tradire ancora... Questo "risentimento" si presenta sotto tante sfumature e può portare a sottili forme di vendetta, anche dopo il perdono manifesto. Si ha allora la presa di coscienza della propria incapacità di seguire quel Cristo che proclamiamo ai quattro venti: non riusciamo a perdonare, ci sentiamo inadeguati ad essere dei “buoni cristiani”, ci sentiamo la pietra dello scandalo.
Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori
Noi “cristiani” chiediamo a Dio di essere perdonati allo stesso modo di come perdoniamo quelli da cui siamo stati offesi. Ma se non riusciamo a perdonare, non saremmo a nostra volta perdonati? E’ mai possibile che il Signore ponga quale condizione necessaria del suo perdono la nostra capacità di perdonare sempre? E’ possibile che egli, in un certo senso, ci ricatti?
Resta grandiosa la richiesta di perdono che Gesù muove al Padre in favore di quelle persone che lo stanno crocifiggendo, ma è a quelle persone e solo a quelle che in quel momento sta pensando Gesù, non all’umanità intera. Egli chiede al Padre di perdonarli perché effettivamente essi non sanno: in fin dei conti sono semplici esecutori di ordini. Il perdono di Dio è certamente infinito, ma infinito non significa indiscriminato, altrimenti non sarebbe perdono ma qualcosa che è ancora peggio della dabbenaggine.
Da Gesù, però, abbiamo imparato che il nostro sforzo di perdonare deve essere illimitato, ma questo ovviamente non significa che possa essere sollecitato da ipocrisia, da debolezza, da paura, da convenienza o da altro. Chi perdona secondo l’insegnamento di Gesù deve saper perdonare generosamente e anche gratuitamente, deve saper perdonare sempre e comunque, invocando l’aiuto di Dio.
Rimane il dilemma di capire che cosa fare quando non riusciamo a perdonare. Forse dovremmo smettere di proclamarci “cristiani”!!
Sono passati oltre duemila anni dall’ abolizione della “Legge del dente per dente”, eppure non abbiamo ancora appreso la totale lezione del perdono.
Gesù ha perdonato quelli che non sapevano quello che facevano, cioè non avevano consapevolezza di compiere il male. Ma lui, appunto, era Gesù, noi siamo essere umani. E allora?
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